Questa domenica alle 10.00, Papa Francesco presiederà la Messa in Piazza San Pietro per la chiusura della Porta Santa della Basilica Vaticana a conclusione del Giubileo della Misericordia. Tra i momenti salienti di quest’Anno Santo, i cosiddetti Venerdì della Misericordia. L’ultimo è stata la visita di Papa Francesco a un gruppo di famiglie formate da persone che hanno lasciato il sacerdozio, svoltasi nel quartier di Ponte di Nona a Roma. Sui frutti di questi segni ascoltiamo il servizio di Fabio Colagrande:
“Una testimonianza con la quale il Papa intende sottolineare le grandi forme di disagio, emarginazione e povertà presenti nella società, unite tuttavia a una forte solidarietà da parte di tante persone”. Questo il significato dei “Venerdì della Misericordia” illustrato dall’arcivescovo Fisichella nel dicembre 2015 alla vigilia dell’apertura della Porta Santa. L’11 novembre, l’ultimo segno offerto da Francesco con la visita a un gruppo di persone che hanno lasciato il sacerdozio. Fra questi Andrea Vallini, già parroco a Roma, che interpreta così il gesto:
“Questo Papa parla poco con le parole e molto con i gesti. Penso che questa cosa, così simbolica, di cui io sono stato immeritatamente un’occasione, non sia così casuale. Penso che il Papa abbia voluto dare un segno anche a tutta la Chiesa, e quindi anche a tutti i vescovi della Chiesa, che l’accoglienza e l‘inclusione non sono segno di lassismo, di rilassatezza o di impoverimento della dottrina o dei principi, ma è un mezzo per avvicinare tutti. D’altra parte è il segnale che ha dato in situazioni sicuramente più penose delle nostre, rivolte ai divorziati e risposati, no?”.
Una casa di riposo per malati in stato vegetativo, una comunità per persone con disabilità mentale, due comunità romane per sacerdoti anziani; questi sono stati altri luoghi dove il Papa si è recato in forma strettamente privata, per mantenere un rapporto personale di vicinanza con le persone visitate. Il ricordo di Christian, fra gli ospiti della comunità di recupero per tossicodipendenti del Ceis di don Picchi a Castel Gandolofo, visitata dal Papa a febbraio:
“Abbiamo visto questa macchina attraversare il viale, lui è sceso dalla macchina e per noi è stata una sorpresa perché nessuno sapeva che il Papa sarebbe venuto a trovarci. Quindi ricordo i visi sorpresi e felici di tutti noi. E’ stata veramente una sorpresa bellissima. Ha avuto un significato importante perché è come se avesse portato una scia di positività in tutti noi. Ci ha dato più forza; dopo la sua visita nei nostri occhi c’era una luce diversa. Sembrava uno di noi perché è una persona molto semplice, alla mano; si è messo a mangiare la pizza con noi, si è congratulato con chi l’aveva preparata … è veramente una persona speciale”.
In questo ciclo s’inserisce anche la visita di Francesco al centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, dove il Giovedì Santo ha lavato i piedi a dodici profughi durante la Messa in Coena Domini. Tra questi c’era Sira Madigata, arrivato in Italia dal Mali:
“Prima della sua visita, dicevamo che era grazie a Papa Francesco se potevamo aver una vita migliore qui in Italia e in generale in Europa. Quando ci hanno annunciato la sua visita, sono rimasto senza parole, perché non mi sarei mai aspettato di incontrarlo. È stato un gesto indimenticabile per me, per la mia famiglia, per i miei amici e soprattutto per la mia religione. Io sono musulmano e incontrare un uomo generoso, di pace, come Papa Francesco – non è soltanto la lavanda dei piedi e dargli un bacio – non si può dimenticare!
“Una testimonianza con la quale il Papa intende sottolineare le grandi forme di disagio, emarginazione e povertà presenti nella società, unite tuttavia a una forte solidarietà da parte di tante persone”. Questo il significato dei “Venerdì della Misericordia” illustrato dall’arcivescovo Fisichella nel dicembre 2015 alla vigilia dell’apertura della Porta Santa. L’11 novembre, l’ultimo segno offerto da Francesco con la visita a un gruppo di persone che hanno lasciato il sacerdozio. Fra questi Andrea Vallini, già parroco a Roma, che interpreta così il gesto:
“Questo Papa parla poco con le parole e molto con i gesti. Penso che questa cosa, così simbolica, di cui io sono stato immeritatamente un’occasione, non sia così casuale. Penso che il Papa abbia voluto dare un segno anche a tutta la Chiesa, e quindi anche a tutti i vescovi della Chiesa, che l’accoglienza e l‘inclusione non sono segno di lassismo, di rilassatezza o di impoverimento della dottrina o dei principi, ma è un mezzo per avvicinare tutti. D’altra parte è il segnale che ha dato in situazioni sicuramente più penose delle nostre, rivolte ai divorziati e risposati, no?”.
Una casa di riposo per malati in stato vegetativo, una comunità per persone con disabilità mentale, due comunità romane per sacerdoti anziani; questi sono stati altri luoghi dove il Papa si è recato in forma strettamente privata, per mantenere un rapporto personale di vicinanza con le persone visitate. Il ricordo di Christian, fra gli ospiti della comunità di recupero per tossicodipendenti del Ceis di don Picchi a Castel Gandolofo, visitata dal Papa a febbraio:
“Abbiamo visto questa macchina attraversare il viale, lui è sceso dalla macchina e per noi è stata una sorpresa perché nessuno sapeva che il Papa sarebbe venuto a trovarci. Quindi ricordo i visi sorpresi e felici di tutti noi. E’ stata veramente una sorpresa bellissima. Ha avuto un significato importante perché è come se avesse portato una scia di positività in tutti noi. Ci ha dato più forza; dopo la sua visita nei nostri occhi c’era una luce diversa. Sembrava uno di noi perché è una persona molto semplice, alla mano; si è messo a mangiare la pizza con noi, si è congratulato con chi l’aveva preparata … è veramente una persona speciale”.
In questo ciclo s’inserisce anche la visita di Francesco al centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto, dove il Giovedì Santo ha lavato i piedi a dodici profughi durante la Messa in Coena Domini. Tra questi c’era Sira Madigata, arrivato in Italia dal Mali:
“Prima della sua visita, dicevamo che era grazie a Papa Francesco se potevamo aver una vita migliore qui in Italia e in generale in Europa. Quando ci hanno annunciato la sua visita, sono rimasto senza parole, perché non mi sarei mai aspettato di incontrarlo. È stato un gesto indimenticabile per me, per la mia famiglia, per i miei amici e soprattutto per la mia religione. Io sono musulmano e incontrare un uomo generoso, di pace, come Papa Francesco – non è soltanto la lavanda dei piedi e dargli un bacio – non si può dimenticare!