Si è svolto presso il centro CeIS Don Mario Picchi di via Attilio Ambrosini 129, un incontro sul tema dell’invida tenuto dal Dott. Francisco Mele, responsabile di terapia famigliare parallela del centro Ceis Don Mario Picchi.
Vi proponiamo qui una piccola sintesi del tema trattato.
Nei prossimi mesi seguiranno nuovi incontri, di cui potrete trovare notizie sulle date e le tematiche trattate direttamente qui sul nostro sito.
L’INVIDIA
L’invidia è un sentimento negativo che si prova nei confronti di una o più persone che hanno qualcosa che noi non possediamo. La maggior parte delle persone ha più difficoltà ad ammettere di essere invidiosa che accettare per esempio di essere gelosa od orgogliosa. Eppure sappiamo che anche la rabbia e l’orgoglio sono emozioni negative, ma il loro riconoscimento è spesso più semplice. Le ragioni della difficoltà di individuare in noi stessi tale emozione si potrebbero ricondurre non solo ad una scarsa capacità del soggetto di guardarsi dentro o di saper discriminare i propri sentimenti, ma anche a qualcosa che socialmente è molto poco accettabile. Basti semplicemente pensare che nella Bibbia l’invidia viene definita come il “cancro delle ossa”, perché l’invidioso rodendosi si corrode e quindi non può che produrre effetti negativi sulla propria salute psichica e fisica. L’invidia provoca dolore e passa attraverso lo sguardo, l’etimologia del termine invidia deriva, infatti, dal latino “invidere” ovvero guardare di traverso, in modo maligno, non a caso anche Dante nella Divina Commedia associò l’invidia al simbolo della vista, degli occhi.
L’invidia è un’emozione che molto spesso si vive in solitudine perché esternare di essere invidiosi significa ammettere a se stessi di valere meno del soggetto invidiato, facendo emergere nella persona una sensazione di inferiorità che di per sé è difficile da sopportare, può indicare un fallimento e per questo provoca una grande sofferenza nella persona che la sperimenta. Più il sentimento d’inferiorità è forte e più si prova invidia, perché ci si scontra con un immagine di sé debole e fragile che per qualcuno è qualcosa di insopportabile. Va sottolineato però, che i sentimenti per poterci lavorare devono essere affrontati, ma l’invidia fa paura, perché crea competizione e genera conflitto. Funzionale potrebbe essere l’elaborazione di questa emozione fino ad arrivare al punto da saperla utilizzare attivando le proprie risorse per conquistare ciò che non si ha ed essere soddisfatti per ciò che si possiede senza quindi, ostinarsi ad inseguire qualcosa che non si può avere. Per intraprendere questo faticoso lavoro su se stessi potrebbe essere utile cominciare a capire cosa possiamo o vogliamo fare della nostra vita ricordandoci ogni giorno tre elementi fondamentali dai quali non si può prescindere:
Ricordare se stessi;
Ricordarsi di vivere;
Ricordarsi che morirai.
Scegliendo il nostro modo di vivere possiamo decidere se farlo in “prigione” o in libertà considerando sempre, che non potremmo mai essere completamente liberi.
Nella tossicodipendenza il principio della libertà viene intaccato così come il principio della vita (posso rischiare di morire) e il principio della responsabilità ( “non hanno colpa solo gli altri, ma anche io sono responsabile delle azioni che compio”). Il concetto di libertà è molto importante, perché spesso sono le nostre scelte e la vita che decidiamo di vivere che ci intrappola in una gabbia. Imparare a conoscersi è indubbiamente un lungo e doloroso percorso, ma va compiuto e per farlo ci si deve confrontare anche e soprattutto con le emozioni negative. Il cammino verso la libertà, e con questa intendo la libertà verso noi stessi innanzitutto e poi verso gli altri, può essere compiuto sia attraverso un lavoro terapeutico molto profondo sia attraverso un processo terapeutico gruppale.
Quest’ultimo si articola in 4 momenti:
La narrazione: implica aver fiducia nel gruppo, racconto la mia storia e so che questa non può essere utilizzata contro di me, so che rimarrà all’interno del gruppo;
L’aspetto argomentativo: si rifà all’etica del dialogo, se affermo una cosa la devo argomentare;
L’interpretazione
La ricostruzione: ricostruire me stesso insieme agli altri. È un momento dolorosissimo ed è un processo individuale. Significa ricostruire la fiducia, i legami, significa iniziare una riconciliazione fino a giungere dopo molto tempo al perdono che deve esserci altrimenti la guerra con gli altri non smetterà mai.
Attraverso il confronto tra i ragazzi e grazie alle loro riflessioni sono emerse diverse sfaccettature dell’invidia che potremmo racchiudere nei seguenti punti:
L’Emulazione: sentimento basato sull’ammirazione per qualcuno e sul desiderio di eguagliare, imitare o addirittura superare quella persona.
La Ferita Narcisistica: sensazione di bassa autostima e senso di inferiorità.
La Bramosia: desiderio di possedere le cose che altri hanno.
La Rabbia: sentimento rivolto a chi possiede, può essere lieve o arrivare fino a desideri maligni verso la persona che possiede la cosa invidiata.
Interessante è stata anche la ridefinizione in positivo del sentimento dell’invidia come qualcosa da cui trarre insegnamento per abbandonare ciò che non piace in noi stessi o nelle azioni che compiamo per migliorarci e per prendere consapevolezza di ciò che realmente vorremmo essere.
Potremmo concludere quindi, affermando che l’invidia è un malessere profondo molto aggressivo sia verso la persona che lo prova sia verso gli altri che ricade indubbiamente sull’identità di una persona che deve fare i conti con una bassa autostima e con un senso di inferiorità accentuato.
Non possiamo sapere se si può “guarire” dall’invidia, ciò che sappiamo è che nuoce al soggetto che la sperimenta e per alleviare questo tipo di dolore possiamo iniziare con il conoscere noi stessi.
Cristina Cammarata