Si è tenuto a Roma, in Campidoglio, il Workshop “Quali investimenti per le strategie di contrasto alla violenza sulle donne” promosso dall’associazione Intervita Onlus
Tra i relatori anche la dott.ssa Monica Della Rocca che ha messo in evidenza come “fin dalla sua nascita il Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi ha rivolto la propria attenzione a fenomeni sociali quali la tossicodipendenza, le problematiche delle famiglie e degli adolescenti, l’AIDS, la solitudine degli anziani, la ludopatia, l’immigrazione e, non ultimo, la violenza sulle donne. I nostri temi sono da sempre quelli della libertà, dell’autonomia e della progettazione, e sono stati fondamentali anche nell’avvio della Casa per la semi-autonomia “Il Giardino dei Ciliegi”. Questo progetto è nato a Roma nell’agosto del 2012 dall’esigenza di creare un’ulteriore accoglienza ed ospitalità per donne, insieme ai loro figli, in dimissione dai Centri Antiviolenza. La struttura può accogliere al massimo 5 donne e 6 minori per un periodo di 6 mesi. A tutt’oggi sono state accolte 10 donne con 7 bimbi, le cui nazionalità variano toccando gran parte dei continenti”
“Le donne che ospitiamo – prosegue Mineo – hanno subito violenze fisiche e psichiche gravi e ripetute. I loro figli sono stati spesso a loro volte vittime di violenza o hanno assistito alle aggressioni contro la madre.
Le violenze e le continue umiliazioni e minacce hanno creato lesioni profonde nell’identità della donna nel suo considerarsi persona, annientando il senso di sicurezza e la fiducia in sé e negli altri.
Il servizio che offriamo continua e consolida il lavoro fatto dai Centri Antiviolenza di ricostruzione psicofisica e di recupero del sé affinché le donne con i loro figli possano tornare ad uno stato di “normalità” e dignità e possano conseguire il graduale reinserimento nel tessuto sociale ed il progressivo raggiungimento di un’autonomia personale.
Partendo da colloqui mirati, si cerca di far emergere le attitudini e le preferenze personali delle donne per poi cercare di offrire formazione, orientamento e lavoro attraverso il coordinamento con una rete già presente all’interno del CeIS”.
“Riteniamo sia importante implementare il numero di strutture di semi-autonomia e il periodo massimo di permanenza, nonché migliorare gli interventi mirati all’agevolazione dell’inserimento lavorativo delle donne. Chiediamo inoltre che siano riconosciuti e convertiti diplomi e qualifiche che sono stati presi nei paesi di provenienza, che vengano implementate azioni di sostegno all’autoimprenditoria femminile e alla conciliazione del lavoro con la cura dei figli, infine che vengano favoriti contratti di lavoro più stabili”.